La fibrillazione atriale è una delle aritmie più diffuse nella popolazione generale soprattutto negli anziani, e con un indice di incremento di frequenza che arriva fino a un 4/5% nella popolazione generale. La FA si correla a scompenso cardiaco ma soprattutto a eventi ischemici cerebrali, purtroppo assai frequenti in quei pazienti dove la terapia anticoagulante risultate essere inefficace e/o non appropriata.
I nuovi anticoagulanti orali (NAO) rappresentano una significativa evoluzione e progresso nella terapia come sentendo una maggiore efficacia, facilità d'uso nonché compliance da parte dei pazienti in confronto ai vecchi dicumarolici. Peraltro recenti studi hanno dimostrato che nel nostro paese i NAO sono ancora ampiamente sottoutilizzati, probabilmente per ancora scarsa conoscenza e difficoltà procedurali AIFA. La gestione di pazienti complessi rappresenta ad oggi un modello di lavoro integrato tra specialisti dove la scambio di informazioni ed il coordinamento delle varie figure coinvolte è fondamentale per ottimizzare i risultati terapeutici ed utilizzare in modo razionale le risorse disponibili.
La prevenzione cardiovascolare, priorità indicata dalla linea guida, e la gestione della terapia in pazienti con plurime problematiche, sottoposti a procedure sempre più complesse, rende necessaria la stretta collaborazione tra specialisti in modo da creare una “rete” ospedale – territorio in grado di individuare i pazienti a più alto rischio, di stilare rapidamente un percorso diagnostico condiviso, di instaurare precocemente le terapie farmacologiche e interventistiche ottimali e di ottimizzare il follow-up. Attualmente le farmacoterapie di prevenzione del rischio cardio-cerebrovascolare e fibrillazione atriale, pur sostanzialmente efficaci, hanno aspetti talora difficili nel contesto della gestione della pratica clinica. Il tromboembolismo in senso lato rappresenta una delle problematiche più delicate della gestione, sia per il medico che per il paziente.