Durante gli ultimi anni la ricerca scientifica si è frequentemente soffermata sui deficit cognitivi che nella schizofrenia, come pure nei più gravi disturbi mentali, precedono l'esordio della malattia e ne condizionano fortemente il decorso e la risposta ai trattamenti classici.
Allo stesso tempo, il succedersi di fasi acute di malattia impatta negativamente sulla cognitività, con la compromissione irreversibile di alcune funzioni.
L’impiego di terapie farmacologiche con non impattino negativamente su queste funzioni, associate a tecniche di intervento strutturate, sono state proposte ed utilizzate con successo.
Nella quotidianità dei servizi territoriali per questioni organizzative, economiche e culturali, non sempre è facile applicare protocolli strutturati e standardizzati. Tuttavia numerose esperienze di interventi riabilitativo utilizzano stimoli di tipo cognitivo e metacognitivo all'interno delle tecniche e dei percorsi riabilitativi classici.
L'utilizzo di “pillole” cognitive, all'interno di progetti riabilitativi “classici”, potrebbe rappresentare un approccio culturale, economico e funzionale, personalizzato, mirato alla recovery.