Nella pratica clinica del medico specialista e del medico di medicina generale diventa sempre più rilevante la stratificazione del rischio cardiovascolare (CV) del paziente. Un’attività strutturata può determinare una corretta identificazione e successivamente un più efficace trattamento dei fattori di rischio CV, in questo modo si può ottenere una più precoce individuazione di eventuali danni d’organo, con conseguenti interventi mirati, ed in ultima analisi una riduzione di incidenza di eventi fatali e non fatali.
Il miglioramento della gestione del paziente cardiovascolare porta ad una diminuzione di quelle che sono le patologie legate alla condizione cardiaca, come ad esempio le dislipidemie, il diabete, l’ipertensione e la fibrillazione atriale.
La fibrillazione atriale è una patologia che compare ed evolve in modo dinamico con l'invecchiamento del paziente, i pazienti anziani e fragili con fibrillazione atriale sono a maggior rischio di eventi tromboembolici ed emorragici. L'introduzione dei DOAC ha rappresentato un'innovazione terapeutica, nonostante questo, bisogna saper gestire il soggetto comorbido con più fattori di rischio identificando le terapie appropriate.
Tra i diversi fattori di rischio modificabili, l’ipercolesterolemia riveste un ruolo chiave come fattore predittivo per eventi e deve essere adeguatamente trattata, avendo cura di raggiungere per ogni paziente il target stabilito dalle ultime linee guida disponibili in relazione al suo livello di rischio CV.
Come per le dislipidemie, anche il diabete mellito rappresenta un importante fattore di rischio CV, rischio che si manifesta con una probabilità da 2 a 4 volte più alta in questi pazienti rispetto al resto della popolazione.
Un altro fattore di rischio CV è rappresentato dall’ipertensione arteriosa, patologia potenzialmente di facile diagnosi e trattamento. Purtroppo, nonostante questo, ad oggi risulta essere il fattore di rischio a cui si deve la più alta mortalità e morbidità CV.