A dicembre 2022 la sezione dedicata agli Stati Uniti della rivista Economist apriva con un articolo che riguardava la Salute Mentale: “Is forced treatment for the mentally ill ever humane? Worsening homelessness prompts new mental-health policies in California and New York”
L’autore parte dall’osservazione di quanto sia divenuta problematica la presenza di patologia mentale in soggetti homeless e nelle prigioni. Di quanto costi agli Stati Uniti la mancanza di un adeguato sistema di cure per soggetti affetti da gravi patologie psichiatriche, sia in termini diretti che in termini di insicurezza percepita dai cittadini. Con la difficoltà a implementare, come in passato, interventi senza consenso per provare a “confinare il problema” con soluzioni custodialistiche che rischierebbero di non reggere, non solo da un punto di vista politico-normativo, ma anche dal punto di vista economico. La soluzione prospettata è quella di costruire un servizio di cura diffuso, capace di una presa in carico assertiva per i soggetti affetti da patologie psichiatriche.
In Italia, dove tale sistema esiste, si sta affrontando, in una fase di forte richiesta esplosa a seguito della pandemia da Covid-19, a un progressivo e silenzioso smantellamento di quell’organizzazione, pur imperfetta, che è nata nei due decenni che hanno seguito l’applicazione della Legge 180. Con una perdita importante di risorse umane e il mancato avvicendamento delle nuove leve, si assiste a un impoverimento dei servizi pubblici senza precedenti negli ultimi anni, che riduce anche le possibilità di prevenzione e intervento precoce, già in seria difficoltà.
La perdita di interesse che la salute mentale ha patito nel contesto della comunicazione mediatica, e il mancato dibattito sul tema, hanno infine portato ad un progressivo sottofinanziamento sia delle attività cliniche che di ricerca.
Il convegno delle Sezioni Regionali della Società Italiana di Psichiatria vuole essere un momento di rilancio della capacità di parlare di salute mentale nel contesto della società civile, in cui i servizi svolgono le loro attività. Ribadire la necessità di servizi diffusi, capaci di fornire alla popolazione interventi specifici che permettano di ricevere cure appropriate, permette di impedire che la malattia mentale produca non solo sofferenza ma anche povertà, emarginazione e perdita dei diritti di cittadinanza.
È necessario riproporre la necessità di interventi di qualità che possano essere rivolti alle gravi patologie psichiatriche come Schizofrenia, Depressione Maggiore, Disturbi Bipolari e gravi Disturbi d’Ansia. Ribadire la necessità di percorsi dedicati a un intervento precoce per identificare e trattare gli esordi delle patologie, finalizzati a implementare la continuità dei trattamenti e garantire le cure per le forme più resistenti. Permettere che i cittadini possano accedere alle forme di trattamento più consone ai loro bisogni, compresi gli interventi psicoterapici.
Il confronto con le sezioni regionali della SIP sarà occasione di proporre, a differenti livelli di applicazione, standard nazionali di risposta ai bisogni di salute mentale e codificare un linguaggio capace di riportare la tematica al centro del dibattito culturale, per un progetto di ripresa e resilienza che riguardi tutto il nostro Paese.
Accogliendo la sfida, attraverso l’innovazione, di costruire ponti con gli altri attori sociali per un cambio di paradigma, che consenta di far transitare il trattamento del disagio psichico nel mondo civile e, di converso, immaginare i servizi per la salute mentale come luoghi deputati al benessere della psiche, e non esclusivamente alla cura dei disturbi.
Se il sistema psichiatrico attuale, che arranca da anni dietro un carico crescente di bisogni complessi, è in affanno, l’improvvisa e inattesa implementazione di strumenti digitali, che ci ha consentito di far fronte alle regole di distanziamento fisico, può essere una risorsa per incoraggiare ulteriormente la ricerca di aiuto da parte dei giovani nativi digitali, e per erogare loro gran parte dei trattamenti.