L’onda di cambiamento determinata dall’innovazione scientifica che ha caratterizzato il XX secolo, sicuramente la più eclatante di tutta la storia dell’umanità, non si è arrestata con il nuovo millennio, ma, anzi, ha accelerato la sua corsa, consentendo nuovi e importanti traguardi in tutti i campi delle attività umane. L’innovazione tecnologica e soprattutto la rivoluzione digitale hanno fatto entrare l’umanità in una nuova era, forgiando un mondo freneticamente in trasformazione che se da un lato offre possibilità tecniche impensabili dall’altro crea anche profonde ripercussioni sul piano sociale, legate al necessario bisogno di adattamento al cambiamento. Contemporaneamente ci si è iniziato anche ad interrogare sul piano culturale ed etico se questa “corsa” inarrestabile stia davvero migliorando la condizione umana.
Il sancito e definitivo passaggio ad una società digitale e telematica ha aumentato il gap generazionale fra i cosiddetti Boomers (i nati nella metà del secolo scorso) e le generazioni Millenium e Zeta, che oggi spesso parlano linguaggi differenti. Esaurita la “spinta sociale” al miglioramento delle condizioni di vita che ha caratterizzato la generazione dei boomers, le nuove generazioni fanno i conti con incertezza e recessione sul piano economico e la prospettiva concreta di avere, per la prima volta, un futuro sociale ed economico peggiore di quello dei loro genitori.
L’epidemia da Covid, la guerra in Europa, il clima di recessione hanno fatto tornare presenti fantasmi ormai collettivamente archiviati nel passato, ingenerando ansia, accentuando l’insicurezza, minando la fiducia indiscussa nella scienza e nel progresso che ha caratterizzato la spinta propulsiva dell’umanità a partire dalla rivoluzione industriale. La forte fase di transizione propria della società attuale si manifesta anche a livello culturale ed etico, con una profonda crisi delle certezze legate ai valori e ai costumi tradizionali e una fase cosiddetta di “fluidità”, in cui tutto è apparentemente possibile e giustificabile e, nello stesso tempo, incerto e contraddittorio. Nell’ era della globalizzazione, in cui tutti sono apparentemente vicini e “connessi”, sono aumentati di fatto la solitudine, l’isolamento affettivo e la sofferenza mentale di molti.
Non ultima, infine, la questione ambientale: la consapevolezza del rischio di essere ad un “punto di non ritorno”, per preservare l’habitat necessario alla sopravvivenza della nostra specie, e l’impotenza di non riuscire a intervenire in modo coerente ed efficace allarmano e opprimono le nuove generazioni che si vedono consegnare un mondo diverso da quello in cui hanno vissuto i loro genitori.
Obiettivo del Congresso sarà quello di fornire un momento di riflessione e approfondimento dei grandi cambiamenti cui stiamo assistendo e di quanto le profonde modifiche avvenute nella società, nella cultura e nella scienza abbiano impattato sulla sia pur straordinaria capacità di adattamento della nostra mente.
Cercheremo di capire come il nostro cervello, chiamato a processare un numero di dati sempre maggiore e costretto a continui adeguamenti e cambiamenti, possa mantenere il livello di performance necessario a vivere e lavorare in un mondo sempre più complesso e, soprattutto, a mantenere il proprio benessere. Approfondiremo le correlazioni fra cambiamento socio – culturale e psicopatologia, fra ambiente e psicopatologia, i “nuovi disturbi”, ma anche come si sono modificate le espressioni psicopatologiche delle malattie psichiche.
Cercheremo, infine, di fare il punto sulle nuove opportunità terapeutiche che il progredire delle conoscenze scientifiche ci consente oggi.