La gestione farmacologica della schizofrenia si basa sull’impiego di farmaci antipsicotici, sia di prima sia di seconda generazione.
La scelta del farmaco deve essere personalizzata e deve ambire il più possibile ad un recupero psicosociale del paziente.
I dati di letteratura e l’esperienza clinica dimostrano che l’aderenza del paziente al trattamento si mantiene per un periodo non superiore a sei mesi nella maggioranza dei casi. Ciò è la causa principale delle riacutizzazioni dei sintomi psicotici, con conseguente ricovero ospedaliero, e preclude la possibilità di aumentare l’aspettativa di vita, significativamente ridotta (mediamente 15 anni) dalla malattia. Inoltre, la sospensione della terapia antipsicotica si associa ad un aumentato rischio di uso di sostanze.
Uno strumento clinicamente utile per aumentare il periodo di assunzione della terapia da parte del paziente è l’impiego delle formulazioni long-acting degli antipsicotici.
Il convegno presenterà e discuterà, anche con l’utilizzo di casi clinici, i criteri di scelta di tali farmaci, i vantaggi e gli svantaggi rispetto alla terapia orale, le caratteristiche farmacocinetiche e gli eventuali benefici dell’associazione con la clozapina, l’antipsicotico di maggior efficacia di cui però non è possibile disporre della formulazione long-acting.